IL FOTOGRAFO
Francesco Munaro inizia la sua attività fotografica negli anni 90, frequentando numerosi corsi e workshop sulla tecnica,
sulla storia e sul linguaggio fotografico e sperimenta in camera oscura le tecniche tradizionali del bianco e nero.
Negli stessi anni entra a fare parte dell'Archivio Nazionale dei Giovani Artisti Italiani e collabora
con il Progetto Giovani della propria città animando un gruppo fotografico e conducendo
corsi di fotografia.
Fino alla seconda metà degli anni 90 frequenta il Photoclub di Este dove ha la possibilità di confrontarsi
con altri fotografi e di crescere nel campo.
Realizza per "I Ragazzi del Ranch" i calendari 2003 – 2004 – 2006.
Nel 2009 inizia l'utilizzo della fotografia con l'infrarosso, scoprendo un nuovo linguaggio espressivo che
svilupperà in particolare nelle indagini sul territorio: Colli Euganei, campagna e laguna veneta, luoghi
di interesse storico-artistico e luoghi abbandonati in cui la natura lentamente si sta riprendendo spazi
perduti, temi che da alcuni anni sono diventati predominanti, trovando in questo nuovo
linguaggio quella forza quell'enfasi, spesso drammatica, che da tempo cercava.
Negli anni recenti sperimenta l'utilizzo delle proprie immagini nei video multimediali.
Dal 2009 è iscritto al Fotoclub di Padova.
Risiede a Monselice in provincia di Padova.
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in concorsi fotografici fra cui il
Premio Speciale Fulvio Roiter 2009, nell'ambito del V^ Concorso Europeo EBT ed il
Primo premio nella categoria "Persone" - concorso di fotografia del
National Geographic Italia nel 2017 il
“Portfolio Award” ed il
“Silver Award” nel
San Francisco Bay International Photo Awards nel 2020
Ha conseguito nel 2018 il diploma di "Master di fotografia di reportage" presso l'Accademia di Fotografia John Kaverdash di Milano.
Un mio pensiero sulla fotografia
E' stato un momento ben preciso quello in cui ho capito che amavo quest'arte:
durante un corso sulla storia della fotografia attraverso i suoi autori, nel vedere centinaia di immagini,
dai primi ritratti della metà dell'ottocento, fino agli scatti dei reporter dei giorni nostri,
ho capito che questo linguaggio per me era magicamente intrigante.
Mi ha colpito la forza di sintesi del linguaggio fotografico. Una sola immagine può rappresentare un
avvenimento molto più complesso e articolato come una guerra, un fatto di cronaca, ma anche un momento
felice della nostra vita, sino a diventarne icona. Quell'istante racconta tutti gli istanti, quello
sguardo contiene tutti gli sguardi, quel gesto li descrive tutti.
Per me l'immagine fotografica è soprattutto uno speciale veicolo di emozioni.
Fotografare è porsi davanti al mondo e ascoltare me stesso.
Sono attratto dalle manifestazioni più profonde dell'Uomo come il rito e la festa, che da appassionato
viaggiatore e curioso osservatore mi hanno portato a visitare numerosi paesi.
Amo la dimensione del viaggio, esperienza di distacco e confronto con il quotidiano ma anche
esperienza di percorso interiore attraverso il sogno e la fantasia. La fotografia è quindi per
me uno strumento di esplorazione di quanto ci circonda e alla stessa maniera del mio
mondo interiore, fatto di sogni ansie e paure, ma soprattutto fantasie liberandole e mettendole in luce.